Paolo Beretti guarda la
realtà che lo circonda e la modifica artisticamente, senza mai
volersi inserire in un ambito definito e protetto si destreggia tra
astrazione e figurazione, entrambi espressi singolarmente, senza
mescolanza di generi.
Avvolti da
un’atmosfera quasi trasognata resa da una rarefatta visone, i
protagonisti di Beretti che sono volti e sguardi sempre e tutti
monocromatici paiono ricordare l’iconologia del passato che
risuscita e viene ri-attualizzata grazie a creazioni piccole di
dimensioni aggraziate nei dettagli e sorprendenti nella resa finale;
il bianco e il nero sono protagonisti di un’arte che ci regala una
visione malinconica della realtà e, ad enfatizzare questo effetto,
la scelta dello sfocato, del contorno inafferrabile, elemento
distintivo di un’arte in continua sperimentazione e ordinaria
evoluzione.
Ogni sua opera ha
‘quel qualcosa che resisterà nel tempo’, intrisa del mistero di
persone che si palesano in atmosfere rarefatte, una pittura che
scende in campo per interrogare e interrogarsi, senza pretesa di
proclamare qualcosa, ma che apre orizzonti, scava dentro la vita,
lasciando sempre porte aperte al dialogo, alla comprensione. Un’arte
incuriosita da tutto attraverso l’utilizzo libero di più stili per
‘inseguire l’emozione che occorre esprimere in modi differenziati’
come lo stesso artista scrive.
Anna Soricaro, 2013
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